fino a poco fa non ho ben capito perché la domanda riguardo al senso della vita tocca l'uomo in modo così profondo, perché è inevitabile porsela. ora l'ho capito. ho sempre sentito in me un'irrequietezza indefinita, una tensione a qualcosa di sconosciuto a me, e ho formulato mille teorie su quale potrebbe essere il senso di tutto questo. ma non ho sentito la domanda dentro. erano infantili giochi di pensiero.
fino a quando, ad un certo punto, non ho potuto evitare di imbattermi in mille incongruenze e ammettere che in tutto questo tempo non ho neanche capito una cosa, e più che mai mi sono sentita disorientata.
non possiamo vivere senza capire, ma nemmeno vivendo possiamo minimamente capire.
continuiamo a cercare la felicità senza capire che non possiamo raggiungerla, se non una felicità malinconica, consapevole del dolore che sempre ci sarà e mai cesserà.
se è vero che l'infelicità è dell'uomo, devo ammettere che si ribalta tutta l'immagine che mi ero fatta dell'universo, di questo mondo, dell'uomo e di me stessa.
ogni cosa mi sembra sempre più vana e fugace.
è difficile accettare una cosa che non vuol essere accettata, ma forse è vero: dobbiamo metterci l'anima in pace e accettare la profonda tristezza che è in noi, accettare quella parte che, con la consapevolezza, per forza si spezza.
i want to write about fire and smoke, about loving and letting go, holding on and giving up, being strong and letting down. about living life happily here, just here, to reach a higher perception of perfection, lapping up fully every moment in its delicacy.
Donnerstag, 26. November 2015
può bastare all'uomo l'esistenza?
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